Quando il richiamo dei luoghi è sentito ed appartiene alla Calabria è semplice organizzare un’uscita culturale, gioviale e gastronomica.
E’ quello che è accaduto nei giorni scorsi; infatti, il gruppo del Rotary Club Amantea si è ritrovato nella terra di Zungri in provincia di Vibo Valentia, a pochi Km di distanza dalle vicine località turistiche della Costa degli Dei. La scoperta della zona del Poro, precisamente dell’altopiano del Monte Poro a circa 700 metri s.l.m., è stata entusiasmante. L’insediamento rupestre degli “Sbariati” è un sito di età medievale dove sono situate le Grotte tra sorgenti e pareti scavate nella roccia. Qui ci sono oltre una cinquantina di grotte di diverse dimensioni, articolate da una scalinata tagliata nella roccia; alcune si articolano su due livelli, molte hanno all’interno nicchie ed altri elementi per le necessità quotidiane, con ripari dal sole e con ingressi impreziositi da incisioni.
La visita ha inizio dal Museo della Civiltà Contadina e Rupestre, che è “porta d’accesso” al sito. All’interno del Museo sono esposti attrezzi agricoli, oggetti e strumenti artigianali, che illustrano la vita di un tempo: l’agricoltura, la pastorizia, l’allevamento, i mestieri e le professioni artigianali. Sono stati ricostruiti anche gli ambienti domestici che raccontano la vita quotidiana nei suoi vari aspetti: il focolare domestico con il paiolo, il braciere e lo stendibiancheria per interno, l’angolo della panificazione e la conservazione dell’olio, ma anche la camera con la biancheria ed il corredo femminile, gli angoli per la pulizia e la toletta quotidiana.
Il sito si presenta in una folta vegetazione e sono presenti vasche destinate all’acqua piovana che veniva recuperata per le necessità del caso. Il territorio di Zungri è sempre stato ricco di sorgenti e di vene d’acqua dolce ed i rupestri hanno sapientemente sfruttato questo elemento naturale creando utili collegamenti fra vasche, pozzetti e canalette, realizzati all’interno o all’esterno delle grotte con l’escavazione del banco roccioso.
Questo sito, fatto risalire dagli studiosi all’età bizantina per la presenza di silos, è un vero e proprio ambiente antropizzato in cui ogni elemento è stato pensato e realizzato in maniera funzionale rispetto alla vita della comunità.
Dopo la visita di questi luoghi, l’itinerario ha previsto anche una sosta a Paravati, luogo di culto e legato a Natuzza che nel ruolo religioso contempla una delle massime espressioni di fede religiosa cristiana.
Il gruppo ha avuto modo di ritrovarsi e condividere una parte di Calabria che racconta la sua storia, la sua cultura e la sua identità. In terra calabra, infatti, è semplice ritrovarsi in spazi e luoghi dove la terra, il cielo, il sole e il mare sono protagonisti indiscussi e che risaltano il valore della stessa Calabria. Una regione dalle mille sfaccettature che con rigogliosa fauna e flora accoglie come una madre tutte le persone che di questi luoghi ne fanno tesoro, meraviglia e memoria.