di Teresa Sicoli – Oggi si chiama Autonomia differenziata ma in effetti viene da lontano. Il 2001 è stato l’anno della riforma del Titolo V della Costituzione. Riassumiamo a grandi linee di cosa si tratta. La parte seconda della Costituzione Italiana riguarda l’Ordinamento della Repubblica italiana con al Titolo V le Regioni, le Provincie, i Comuni. L’art.117 definisce la legislazione esclusiva di alcune materie dello Stato e la legislazione concorrente di altre materie delle Regioni. Ne citiamo alcune: la sanità, l’Istruzione, i trasporti. Questa riforma ha dato via ad un’autonomia regionale che ha in parte prodotto già disuguaglianze e dato spazio a grandi dibattiti circa la disparità di servizi tra regioni italiane. Oggi, il disegno di legge Calderoli vuole dare maggiore autonomia alla Regioni in materie che nella carta costituzionale sono già state assegnate. La prima cosa da rilevare è che questo disegno di legge è incostituzionale; e’ stato definito tale proprio perché il percorso istituzionale, secondo come istituito, viene discusso esclusivamente dal Governo senza passare dal Parlamento e si vuole concludere in un dpcm (un atto amministrativo che nulla avrebbe a che fare con una legge da discutere ed approvare). Inoltre, è stata messa in atto una cabina di regia affidata a pochi prescelti dal Governo che dovrebbero definire i Lep (livelli essenziali delle prestazioni). Lo Stato , infatti, da 20 anni non riesce a definire questi livelli citati all’art. 117 co.2 lett.m
Ed è proprio qui che si innesca un processo di forte disparità. Tenendo fuori l’assemblea rappresentativa di tutto il popolo italiano come si possono quantificare e classificare i diritti sociali in base ai bisogni dell’individuo se a ragionar di ciò rimane esclusivamente un numero ristretto di tecnici del governo?
Questione ancor più rilevante, ed è di questi giorni che la conferenza Stato Regioni ha dato il via ai lavori con parere favorevole della maggioranza delle regioni, incassando il NO di regioni del Centro-sud e il parere favorevole delle altre ed anche della Calabria, con il presidente Occhiuto che ha deciso di accettare la sfida. Un gesto non solo superficiale ma pericoloso proprio perché la nostra regione vive in uno stato di continuo deficit finanziario, e dunque come potrebbe sfidare il corso, e sopperire ai gap nazionali per livellare le prestazioni, senza soldi?
Perché parlare di autonomia e di livelli essenziali è una vera e propria spada di Damocle che potrebbe persino aumentare i divari territoriali premiando alcuni cittadini che avrebbero Lep più elevati e punendo altri cittadini con i Lep minimali.
Il 3 marzo si è svolto a Cosenza l’evento VERSO SUD la strada per crescere non è l’autonomia differenziata, organizzato da Anna Laura Orrico con la presenza di Roberto Fico. Al tavolo dei lavori si è fatta una disanima dell’argomento in maniera esaustiva e competente. L’intervento della sottoscritta è stato fatto per invitare tutti ad una riflessione e cioè di pensare che la discussione aperta su tutti fronti ha avuto un unico filo conduttore la politica ed invece si è voluto evidenziare come il nostro è anche un problema sociale e culturale e che forse tutto ciò è frutto della nostra mentalità che ci ingabbia anche su questo argomento e ci obbliga a fare un mea culpa per averlo addirittura promosso e ratificato già nella riforma del Titolo V. L’intervento di Roberto Fico.
“Non è possibile che alcuni presidenti di regione compreso Occhiuto hanno dato parere favorevole in conferenza Stato-Regione, perché Occhiuto, così facendo ha dato parere favorevole alla sua parte politica. Bisogna dare risposta ai cittadini calabresi non ai propri partiti. Tutto questo è un disegno della Lega, un partito sotto al 10% che sta cercando da 30 anni la secessione. Questa è un’ autonomia differenziata che fa male al Sud e di conseguenza fa male al Nord. Dobbiamo fare sistema e unire il paese perché i gap territoriali sono pesanti. Chi ha di più può avere di più e continuare a crescere perché è più forte e chi è più debole perché ha meno continuerà ad avere di meno e sempre di meno. I livelli minimi di prestazioni per essere garantiti hanno bisogno di soldi. E questi soldi chi li darà? Nessuno. Questa è la realtà!”
TS