Vivere la scuola spesso si associa ad assolvere obblighi da parte di tutti gli attori che la compongono.
Studenti, docenti e personale tutto sono coloro che animano e lavorano nelle moltissime ‘case dell’insegnamento’.
Ebbene sì un lavoro che si traduce in molte ore di lezione frontale e dove i luoghi spesso si rinnovano dello stesso torpore di anni passati. Una semplice pennellata ai locali e l’allestimento di laboratori all’uopo istituiti e ancora palestre attrezzate non sempre rappresentano al meglio la scuola del nostro tempo.
Certo tutto dipende dalle capacità finanziarie di un istituto e/ o del Ministero e di certo non mancano buoni esempi e fruttuosi di una scuola alternativa e proficua.
Ma ahimè, la maggioranza ( una parte di scuola che rimane infossata nello stagno da molti anni) reclama sempre di più, in questo nuovo assetto societario dove la parola d’ordine sembra essere associata anche ad una nuova intelligenza, la Smart education.
Svegliarsi dunque da questo vecchiume che avvolge i nostri ambienti educativi sembra l’unica via d’uscita. In questo può venirci incontro tanta buona volontà ed anche l’uso di nuovi strumenti e di nuove abilità didattiche.
Le discipline devono essere rinnovate e per portar frutti hanno bisogno di nuove interazioni e nuove tematiche legate alle esigenze del nuovo secolo.
Allora ben venga ogni mezzo che possa ridurre il gap tra il vecchio e stravecchio approccio strutturale e didattico della disciplina e il nuovo che avanza con linguaggi evoluti, trattazione di problematiche legate alla socialità, il lavoro di gruppo e l’uso delle nuove tecnologie.
Tutto per arrivare ai nostri ragazzi e farne di loro il nuovo mondo e il futuro della società.