di Teresa Sicoli
La dichiarazione d’indipendenza americana fu un documento che segnò la nascita e l’indipendenza degli Stati Uniti d’America e avvenne il 4 luglio 1776 (festività nazionale statunitense: giorno dell’Indipendenza), al Congresso di Filadelfia, nello Stato della Pennsylvania. Nel testo di questo documento un gruppo di cinque uomini americani scrissero cosi:
“Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini dei governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità.”
L’Articolo finale di questa dichiarazione dice: “A tutti gli uomini è riconosciuto il diritto alla felicità”. Nella storia delle costituzioni e delle leggi di un qualsiasi Stato del mondo è la prima volta che viene introdotto “il diritto alla felicità”.
Nella nostra Costituzione Italiana (La Costituzione della Repubblica Italiana è la legge fondamentale dello Stato italiano) si fa intendere che l’uomo deve perseguire la felicità e il benessere all’articolo 3 dei Principi fondamentali come “pieno sviluppo della persona umana”. L’art. 3 recita “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E`compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”
Nella vita di ogni giorno le nostre scelte sono importanti per il diritto alla felicità. Nell’epoca moderna, a partire dal periodo dell’Illuminismo, il concetto di felicità ha assunto un significato sociale, culturale e politico molto importante. Tutte le persone hanno diritto a perseguire la felicità. Il tema della felicità è entrato anche nel linguaggio di molti capi politici. Per esempio, in Francia è stata recentemente costituita una commissione di esperti col compito di studiare e far entrare la felicità nel PIL (PRODOTTO INTERNO LORDO) di una nazione. Ed anche nel comune di Ceregnano (RV), in Lombardia, è stato addirittura creato l’Assessorato alla Felicità. Si può dire che non esiste la condizione di felicità assoluta. Ciascuno è felice a “suo modo” per ragioni proprie che variano da individuo a individuo. Tuttavia quando si pensa alla natura della felicità si fa riferimento ad alcune cose concrete: salute, serenità, amore, intelligenza, cultura, saggezza, amicizia insomma un’esistenza da vivere in pace con se stessi e con gli altri. Queste cose sono la felicità e sono essenziali e come tutte le cose essenziali sono comuni a tutti gli esseri umani. Ogni uomo non può fare a meno di basare la propria felicità su fattori che sono nella sua stessa natura di persona e non sono solo indispensabili ma universali, cioè uguali per tutti. Lo scopo della vita è certamente quello di vivere nel migliore modo possibile in ogni aspetto e in ogni momento. L’uomo tende per natura verso il benessere che sia il massimo raggiungibile in forma di materia(soldi) e di spirito(anima e cuore). La buona salute è il più prezioso dei nostri beni,anzi è la condizione senza la quale il concetto di felicità non può essere raggiunto. Nel descrivere il pensiero di felicità e benessere sono ben note alcuni frasi latine:“mens sana in corpore sano” -Mente sana in corpo sanno- e “Non vivere sed valere vita est” -La vita non è vivere, ma star bene. Negli ultimi anni, segnati dalla crisi, anche gli esperti di economia si occupano di felicità e si chiedono se la ricchezza può influire sulla felicità umana. La tesi di molti studiosi si può riassumere in questi termini: una volta raggiunti i beni e i bisogni essenziali tutto ciò che si ottiene di più (per esempio macchine costose, vestiti firmati, gioielli ecce cc) appare superfluo, non necessario per essere felici. La parola Benessere racchiude un concetto molto importante e si può confondere con la ricchezza. In realtà il benessere è un indice economico dato dall’istruzione, dalla salute e dal PIL(Prodotto Interno Lordo) di un paese. Nelle società contemporanee, l’uomo si realizza quando la felicità aumenta il benessere e la qualità di vita. Lo Stato può contribuire alla realizzazione della felicità delle persone facendo le leggi con giudizio, uguaglianza e libertà affinchè i cittadini possano vivere bene. Anche in Italia, gli italiani perseguono questi obiettivi. Purtroppo le crisi economiche che si stanno verificando negli ultimi 20 anni stanno portando tanto malessere alla nazione. Anche le ingiustizie sociali, l’aumento delle tasse, il lavoro che manca non fanno altro che rendere il popolo italiano infelice. Infatti, ci sono molti disordini sociali e spesso le persone non riescono a vivere decentemente e aumenta la povertà. In questo momento particolare anche gli italiani vivono in sofferenza per la pandemia che ha aumentato la paura e i problemi. La salute pubblica è importante e per tutelarla stiamo vivendo con nuove regole che tutti dobbiamo rispettare. Il lavoro e la salute sono importanti e sono messi a dura prova tanto che tutti gli italiani vivono un momento difficile e spesso anche infelice. Dobbiamo cercare sempre di indirizzare la nostra vita verso la felicità, insieme dobbiamo costruire la felicità sociale. Questo è il momento!