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L’ “ESPERIENZA” COME NUOVA PROSPETTIVA DELL’APPRENDIMENTO

Lo scorso 5 settembre si è tenuto a Vibo Valentia un convegno regionale organizzato dall’ AID Associazione Italiana Dislessia che ha affrontato la tematica “Imparare in una scuola aperta al cambiamento” . “l’Esperienza” come nuova prospettiva per l’apprendimento.

Sono intervenuti tutti i presidenti provinciali dell’AID, il presidente nazionale, educatori, dirigenti scolastici, genitori, docenti di ogni ordine di scuola, docenti universitari, assessori provinciali e regionali.

Relatori il prof. Giacomo Stella ordinario di Psicologia clinica dell’università di Modena nonché fondatore dell’AID e il dott. Massimo Ciuffo Neuropsichiatra infantile e docente universitario all’università di Messina.

La presentazione delle relazioni e il susseguirsi  degli interventi di tutte le figure professionali presenti, hanno fatto emergere alcune parole chiave: cambiamento, esperienza, informazione, formazione e consapevolezza.

Parlando di scuola si è fatta una puntuale premessa:

la scuola, oggi, vive un momento di trasformazione e di passaggio da una vecchia strutturazione a una nuova e che la quotidianietà scolastica fa emergere ogni giorno punti di forte criticità. (noi che la viviamo ne siamo testimoni). Ciò non toglie che queste problematiche bisogna affrontarle e cercare nel “ bailamme scolastico” una via per attraversarle. Quindi, tutto il personale della scuola e tutti i docenti, in riferimento ad ogni singola disciplina, devono sforzarsi di concentrare ed orientare il loro lavoro sui ragazzi visti non più come numeri ma come persone. Questo è ciò che facciamo ogni giorno nella comunità scolastica che è formata da alunni normodotati e alunni con bisogni educativi speciali.

Dunque, giusto in riferimento ai Bisogni Educativi Speciali (BES), che riguardano tutti i casi di ragazzi con difficoltà di apprendimento e con disabilità, si è detto che c’è bisogno di un approccio didattico nuovo per migliorare loro e noi stessi; perché non basta più stare seduti in un banco e stare davanti ad un libro ma è giusto iniziare a lavorare sulle azioni e sull’agire.

E se da un po’ di anni ci ripetono e ci ripetiamo che il modello scolastico è da cambiare, allora è il momento del cambiamento.

Il professore Stella è intervenuto dicendo: “La scuola è sempre andata bene per i bravi. Quindi come si fa ad insegnare a quelli che non imparano? Bisogna dapprima riconoscere la difficoltà o le difficoltà e si deve rompere la sacra trinità!” cosa ha voluto dire il professore!?!? Si è rifatto ad un concetto del linguista ed ex Ministro dell’Istruzione Tullio De Mauro che già nel lontano 2000 aveva identificato nella Sacra Trinità il problema del sistema scolastico italiano e cioè “ rompere “ tre punti (ecco perché parla di Trinità).

  1. L’insegnante che chiede silenzio con rigore e fa lezione frontale
  2. A casa si studia
  3. La verifica

 

E, dunque,  qui la rivoluzione secondo il professore Stella che ci esorta ad una formazione attiva che ci porti ad una didattica che punti non più nel propinare esclusivamente letture, scritture, esercizi con  strumenti compensativi e non, ma dice di soffermarci ad applicare ” l’Esperienza”  l’unica vera risorsa che fa venir fuori il meglio dei ragazzi ad ogni età; e continua nel consigliare di evitare di produrre “rumore cognitivo” inteso come alzare il muro del non comunicabilità.

Altri interventi hanno puntato l’attenzione sull’informazione, sul rapporto con le famiglie, sul riconoscimento dei disagi e delle difficoltà, sulla consapevolezza, sulla trattazione dei casi e sul fatto di non usare termini quali “problema” che etichettano e innescano un concetto di pregiudizio.  La Prof.ssa Valenti dell’UNICAL,  si è soffermata sull’importanza della formazione universitaria e dello screening. (oggetto di studio necessario per identificare i casi).

Quindi, ho potuto capire che il lavoro da fare è un lavoro che va verso una sinergia di intenti, di fatti e di persone o gruppi  che devono accogliere e aiutare tutti i ragazzi della scuola (sia bes che normodotati) verso una didattica inclusiva, una sperimentazione, un’accessibilità a materiali didattici e paradossalmente (un ritorno al passato) un abbandono di uno steriotipo che deve lasciare spazio all’esperienza.

Voglio ricordare, a tal proposito, come la nota scienziata e pedagoga italiana Maria  Montessori e il filosofo pedagogista statunitense John Dewey, giusto per citare alcune figure che sono vissuti  tra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento, appaiono oggi come grandi precursori del nostro tempo, in quanto hanno creato ed investito i loro saperi in un modello scolastico basato proprio sull’esperienza.

 

 

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